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CARDO MARIANO
Proprietà, benefici e ricerca
Utilizzi nella tradizione popolare e medica
Il cardo in cucina
Il cardo mariano, Silybum marianum della famiglia delle Asteraceae (Composite), è diffuso nell’Italia meridionale e centrale, raramente si osserva nelle regioni settentrionali; cresce nei campi incolti, nei pascoli, lungo i margini dei sentieri e tra i ruderi fino a 1100 m.
E’ una pianta erbacea biennale con un’altezza variabile dai 50 cm ai 150 cm; presenta foglie inferiori larghe, striate di bianco e con bordo spinoso, sormontate da un unico stelo terminante con un fiore di colore violetto attorniato da spine.
I fiori sono riuniti in capolini posti al termine del lungo stelo.
Il frutto è un achenio di colore scuro e sormontato da un pappo a setole biancastre.
Un’antica leggenda racconta che la Vergine Maria, in fuga verso l’Egitto per sottrarsi a Erode che voleva uccidere il piccolo Gesù, si fermò ad allattarlo nel deserto vicino ad una pianta di cardo. Qualche goccia del suo latte cadde sulle foglie che da allora, si racconta, sono striate di bianco.
Le parti utilizzate sono le foglie e i getti primaverili, i capolini prima della fioritura e i semi in fitoterapia.
Quando si raccoglie
Le foglie si raccolgono in primavera e si essiccano all’ombra.
Le radici si asportano in primavera o autunno e si essiccano.
I semi si raccolgono in luglio-agosto, quando i capolini iniziano ad aprirsi, dopo la fioritura. Si recidono e si fanno asciugare, successivamente si battono e si setacciano per separarli dalle parti estranee.
Si conservano in sacchetti di tela.
Cosa CONTIENE e quali sono le PROPRIETA’ benefiche
Il cardo mariano contiene tannini, sostanze amare, flavolignani (silimarina costituita da silibina, silicristina e silidianina), flavonoidi (quercitina, apigenina), tocoferoli, steroli, amine (istamina, tiramina), saponine, resine, mucillagini e oli.
Le radici hanno proprietà diuretiche e febbrifughe, le foglie sono aperitive (stimolano l’appetito), ma la parte della pianta più interessante è costituita dai semi di cui sono state confermate le virtù epatoprotettrici, disintossicanti e curative del fegato, oltre che diuretiche, febbrifughe, tonico-stimolanti e carminative (facilita l’espulsione dei gas intestinali).
La silimarina contenuta nel cardo mariano possiede proprietà antiossidanti ed epatoprotettrici, viene utilizzata per curare problemi dovuti all’alcolismo, cirrosi epatiche, steatosi alcolica, intossicazioni del fegato, epatiti virali. Accelera il processo di rigenerazione del fegato aumentando l’attività metabolica delle cellule epatiche (epatociti); stimola la sintesi proteica e possiede proprietà di difesa contro sostanze epato-tossiche, tossine e alcol. La sua azione si esplica attraverso la modificazione delle membrane cellulari degli epatociti impedendo alle sostanze tossiche di penetrare all’interno. Per il trattamento di questi disturbi, il cardo mariano viene assunto come estratto secco, titolato (per il contenuto di silimarina) e sotto stretto controllo medico.
- La silimarina mostra effetti protettivi nei confronti di sostanze tossiche come il tetracloruro di carbonio (molto utilizzato all’inizio del secolo come solvente nel lavaggio a secco), l’amanitina e la falloidina (contenute nei funghi velenosi).
- Aumenta i livelli epatici di glutatione, uno fra i più importanti antiossidanti endogeni (prodotti dal nostro organismo) che, oltre a diminuire l’ossidazione favorisce la rigenerazione epatica.
- In uno studio condotto dalla dottoressa Giuseppina Guarino , Dipartimento Medico-chirurgico di Internistica Clinica e Sperimentale della seconda Università di Napoli e pubblicato sul giornale AMD, si è associata la berberina (un alcaloide presente nella pianta Berberis aristata, scarsamente biodisponibile) alla silimarina che ne ottimizza l’assorbimento svolgendo, al contempo, azione antiossidante. Obiettivo dello studio è stato quello di valutare riduzioni del grasso addominale in pazienti diabetici di tipo 2 in sovrappeso o obesi, ipercolesterolemici, in trattamento dietetico e in terapia con berberina-silimarina, rispetto a placebo. Lo studio ha evidenziato, dopo 6 mesi,un significativo effetto su peso corporeo e circonferenza vita, senza effetti collaterali. (approfondimenti http://www.giornalediamd.it/pdf/2015_3_F/7.pdf)
- Più di uno studio ha mostrato come la silimarina costituisca una promotore della lattazione. Uno studio prospettico osservazionale in madri di neonati a termine e pretermine, condotto dall’Unità operativa di Neonatologia dell’Ospedale dei Bambini Buzzi e Casa di Cura di San Pio X di Milano, ha concluso suggerendo un uso dell’integratore a base di Sylibum marianum e Galega officinalis nelle madri pretermine per la capacità di normalizzare la produzione di latte materno.
- Alcune ricerche, in vitro, stanno valutando gli effetti della silimarina su varie forme di cancro, come quello al polmone (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27429844). Uno studio interessante della Saint Louis University (USA), in vitro, ha studiato il comportamento delle cellule cancerose del colon retto trattate con curcumina e silimarina. Sono state utilizzate singolarmente e poi in associazione. Ne è emerso che il trattamento combinato mostrava una quantità elevata di morte cellulare (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27390600). I risultati sono promettenti, ma sono necessari ulteriori studi.
- La ricerca ha dimostrato l’effetto benefico sul controllo della glicemia nelle persone diabetiche con e senza malattia epatica. Anche questi dati necessitano di approfondimenti.
- Studi recenti hanno dimostrato che la silibina e la silicristina esercitano un effetto protettivo sui reni dal danno cellulare provocato da paracetamolo.
- La silibina svolge un’azione antiossidante e neutralizza i radicali liberi.
Il cardo mariano contiene un alcaloide, tiramina, che stimola il cuore, restringe i capillari periferici risultando efficace per le emorroidi e le perdite vaginali ematiche.
Facilita la digestione favorendo la secrezione della bile. Alcuni studi hanno confermato le proprietà digestive tramandateci dalla cultura popolare.
I derivati del cardo mariano sono oggi utilizzati in terapia dei disordini epatici, nelle epatiti, nella cirrosi epatica, nelle intossicazioni e negli avvelenamenti, nei disturbi della digestione collegati a disfunzioni epatiche. I frutti di cardo mariano, inoltre, vengono utilizzati in infusi per il trattamento - anche a lungo termine - di lievi disturbi dispeptici (utilizzo che, per altro, è stato approvato).
Cardo mariano in cucina
In cucina si consumano le foglie, più giovani e tenere, in insalata o cotte nelle zuppe, che ricordano il sapore degli spinaci. La bollitura, anche se non preserva tutte le componenti, elimina l’amaro. Anche le radici sono edibili, cotte bollite e i capolini sono validi sostituti dei carciofi, si cucinano in acqua come le altre verdure. I fusti decorticati e bolliti si utilizzano come verdura e possono essere ripassati in olio e aglio aggiungendo qualche fogliolina di menta e funghi o altro, ideali con le uova.
Come si utilizza
Il decotto si ottiene ponendo a bollire 1 cucchiaio di cardo mariano (foglie e radici essiccate) per 2/3 minuti in 250 ml di acqua. E’ utilizzato come colagogo (favorisce ed attiva il trasporto di bile nel duodeno) in caso di disturbi di fegato, ma ha anche proprietà toniche e diuretiche. Il decotto di radici , così come gli utilizzi dei semi, richiedono il parere medico. La silimarina non è molto solubile in acqua, per cui il decotto ha un’azione blanda.
Sicuramente più efficace è la tintura madre, si trova in erboristeria e in farmacia, che viene prodotta lasciando macerare i frutti, per 3 o 4 settimane, in una miscela di alcol alimentare e acqua.
A fini terapeutici viene utilizzato l’estratto secco. E’ essenziale utilizzare preparazioni definite e standardizzate in principi attivi (silimarina calcolata come silibina rispetto alla droga essiccata), poiché solo così si può conoscere la quantità esatta di sostanze farmacologicamente attive che si stanno assumendo.
I Rimedi più comuni e della tradizione popolare
I rimedi non sostituiscono le cure mediche e devono essere concordate con il proprio medico curante.
Per depurare il fegato in caso di intossicazione da prodotti industriali o alimenti si utilizza la tintura madre, a volte in associazione alla tintura madre di tarassaco.
Nelle malattie del fegato di carattere cronico si assume l’estratto secco o la tintura madre.
In caso di digestione difficile si utilizza il decotto, prima dei pasti.
Per alleviare i sintomi delle emorroidi si assume la tintura madre di cardo mariano in associazione a quella di ippocastano, noto per le sue proprietà benefiche sui vasi sanguigni.
INTERAZIONI CON I FARMACI
Il cardo mariano può interferire con il modo in cui il corpo processa alcuni farmaci che utilizzano il sistema enzimatico del fegato “citocromoP450”. Di conseguenza, i livelli di questi farmaci possono essere aumentati nel sangue e possono causare un aumento degli effetti o potenzialmente reazioni avverse. Le persone che utilizzano farmaci dovrebbero controllare il foglietto illustrativo. Il cardo mariano può abbassare i livelli di zucchero nel sangue. Le persone che assumono farmaci per il diabete per via orale o l’insulina devono essere attentamente monitorate da un operatore sanitario qualificato. Il cardo mariano può instaurare interazioni farmacologiche con:
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Metronidazolo, poiché l'assunzione concomitante della pianta o sue preparazioni può diminuirne l'efficacia.
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Aspirina, poiché il metabolismo del farmaco è alterato dalla contemporanea assunzione della silimarina.
Evitare l'assunzione di cardo mariano in caso d'ipersensibilità accertata verso uno o più componenti, nei pazienti cardiopatici ipertesi (per la presenza di tiramina nei semi) e nei pazienti affetti da ostruzione delle vie biliari.
ALLERGIE. Evitare la somministrazione in persone con allergia nota o sensibilità al cardo mariano le sue parti, o membri della sua famiglia di piante (ad esempio margherite, carciofi, cardo comune e kiwi). Shock anafilattico e rash da cardo mariano sono stati segnalati in diverse persone.
EFFETTI COLLATERALI E AVVERTENZE. Il cardo mariano è abbastanza sicuro se assunto, in dosi raccomandate, per 4-6 anni. Usare cautela in combinazione con agenti elaborati dal sistema enzimatico del fegato “citocromo P450”. Usare cautela in combinazione con agenti che subiscono un processo di glucuronidazione.
Cautela in donne gravide o che allattano: non vi sono prove sufficienti per sostenere un suo uso sicuro. Ma, a onor del vero, il cardo mariano è stato utilizzato storicamente per aumentare la lattazione e non sono mai stati segnalati effetti collaterali. Attenzione perché la silimarina presente nel cardo mariano può attivare i recettori per gli estrogeni.
Scritto da Angela Ballarati
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